“Trattare santamente le cose
sante”
Il Sacrificio nella
Messa
Il Sacerdote Alter
Christus (alter non indica un sostituto: i due sono la
stessa cosa: transustanziazione anche del ministro tramite il
Sacramento dell'Ordine: con il sacro carattere è avvenuta una
configurazione ontologica a Cristo). In persona Christi
compie gli stessi gesti che Cristo ha compiuto e offre la stessa
Vittima al Padre, per la potenza dello Spirito Santo per la salvezza
del mondo. Egli offre la Vittima; ma essendo il sacerdote Alter
Christus è Cristo stesso che continua (ripresentazione) a
offrire Se stesso.

La risposta dei fedeli?
“Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio (ma come: non
aveva detto che erano due – il mio e il vostro?) a lode e gloria
del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua Santa Chiesa”.
Il Sacrificio è diventato uno, unificato dal suo Sangue per la lode
e la gloria del nome di Dio e per il bene dei presenti e di tutta la
Santa Chiesa (comunione dei santi). “Lode e gloria del suo nome”:
adorazione e ringraziamento; “il bene nostro e di tutta la sua
santa Chiesa”: riparazione e intercessione. La chiave di lettura
dell'offertorio sta quindi nell'Orate fratres.

La forza del sangue

Il sangue, quindi,
purifica i fedeli (“nel sangue c'è la vita”): lo comprendiamo
alla luce che promana dal mistero dell'Eucaristia. Noi, aspersi e
lavati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira attraverso di Lui; e
possiamo diventare un sacrificio gradito a Dio. Nella misura in cui
ci uniamo alla Vittima divina più diventiamo offerta gradita a Dio.
Gli antichi sono passati dai sacrifici cruenti a un sacrificio nuovo,
spirituale, gradualmente (pensiamo al Salmo 50). Noi ci offriamo
spiritualmente, Cristo si è offerto materialmente nel suo sacrificio
cruento, per noi incruento. “I tuoi sacrifici mi stanno sempre
dinanzi” … l'unica Vittima che il Padre vuole è la Vittima
perfetta: Gesù Cristo.
Nel gesto altamente
sacrificale della elevazione dell'Ostia nella Consacrazione (dal
duplice significato: il sacerdote mostra al popolo l'offerta
transustanziata – ostendit populo -, ma allo stesso tempo,
sulla scorta di quanto trasmesso da illustri Dottori e Scrittori2
in questo gesto hanno visto il segno sacrificale per eccellenza.
Tanto che quell'Ostia è innalzata in un gesto che sa poco di
ostensione: quell'Ostia innalzata ti porta subito a guardare nel
fondo della parete, sulla quale troneggia il Crocifisso. E qui si
palesa ancora di più l'essenza della Messa. Scena plastica del film
La Passione di Mel Gibson: nel momento in cui viene innalzato
il Corpo di Cristo sulla croce san Giovanni rivede nitida la scena
della sera precedente, dove Cristo elevava il pane dicendo: “Questo
è il mio Corpo che è dato per voi”. Rivede la stessa scena:
Cristo che innalza il pane e il suo corpo in croce che viene
innalzato. Con questa immagine altamente evocativa comprendiamo di
essere dinanzi allo stesso mistero (che Cristo ha voluto anticipare
nell'Ultima Cena), allo stesso Sacrificio sebbene incruento. Un gesto
che ci catapulta nel tempio di Dio descritto dall'Apocalisse. Per
l'effusione dello Spirito Santo quasi i cieli si squarciano e scende,
per la stessa Potenza divina d'amore, Gesù Cristo: entra nelle
specie eucaristiche e le trasforma (le transustanzia): ne muta la
sostanza sebbene ne permangano gli accidenti (forma esteriore e
sapore) … Pane che non sei più pane.
L'uomo sente la sua
insufficienza dinanzi a un mistero tanto grande, che sorpassa la
nostra intelligenza seppur la chiama in causa: l'unico atteggiamento
che si deve porre è quello dell'adorazione, la quale supplisce al
difetto dei sensi. Altrimenti la morte di timore e di amore.
Mysterium fascinans et tremendum: ti affascina (lt.
facinum3:
una luce – talismano - che ti acceca eppure ti attira), ti incanta
con potenza ma ti atterrisce, fa tremare. È il mistero di Dio: che
irrompe nella storia e crea sconvolgimento, lui che non sottosta al
tempo e allo spazio.
Tutto questo non viene
compreso: ci aiuta molto poco l'orientamento dell'altare, che ci fa
pensare a una preghiera orizzontale, fra i presenti. Il nostro
rapporto con Dio deve essere illuminato plasticamente dalla forma
della croce: un braccio verticale (Dio) sul quale poggia quello
orizzontale (i fratelli). Il secondo rapporto non può darsi senza il
primo: poggia su quel cardine.
La Messa non è un
dialogo che si svolge fra i presenti, un atto compiuto fra gli
astanti … Essa esprime il rapporto verticale con Dio, rapporto che
necessariamente ricade come benedizione sul Corpo mistico, che da
questo Sacrificio è edificato. Di questo non potremo mai avere piena
comprensione (comprehensio), ma il nostro atto di fede e di
adorazione dovrebbe portarci a un livello ulteriore, più …
trascendente! Noi siamo a Messa non perché siamo belli, bravi,
amici, filantropi … Siamo qui perché convocati dalla Trinità!
Essa ci ha chiamato tra i possibili alla vita, tra i viventi alla
fede, tra i fedeli alla santità! Questa è la vocazione che abbiamo
ricevuto: non abbiamo bisogno di ascoltare in continuazione diverse
rivelazioni. Dio ci parla, ordinariamente, nella ordinarietà
dell'esistenza, tramite la sua Parola e la sua chiamata alla vita di
grazia nei Sacramenti. Per essere a lode e gloria della sapienza di
Dio, vivendo nella sua volontà. Fiat! Come la compiono gli angeli in
cielo (comprendono intuitivamente, intueor) così si faccia in
terra (senza mediazioni).
La sua volontà è che ci
santifichiamo trattando santamente con le cose sante.
Chi tratta santamente
le cose sante sarà santificato! (Sap 6,10)
______________________________
1Sulla
figura dell'Angelo Santo è in corso uno studio particolare
che pone nuove questioni molto ben promettenti.
2Innocenzo
III nel De sacrosancto altaris mystero; ma anche Ildefonso
Shuster nel Liber Sacramentorum.
3Diverso
da facinus-oris.
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