mercoledì 26 febbraio 2020

SUSCIPIAT! Teologia dell'Offertorio e della Consacrazione

“Trattare santamente le cose sante”

Il Sacrificio nella Messa
Il Sacerdote Alter Christus (alter non indica un sostituto: i due sono la stessa cosa: transustanziazione anche del ministro tramite il Sacramento dell'Ordine: con il sacro carattere è avvenuta una configurazione ontologica a Cristo). In persona Christi compie gli stessi gesti che Cristo ha compiuto e offre la stessa Vittima al Padre, per la potenza dello Spirito Santo per la salvezza del mondo. Egli offre la Vittima; ma essendo il sacerdote Alter Christus è Cristo stesso che continua (ripresentazione) a offrire Se stesso.


La chiave di lettura del “mistero dell'offertorio” ci viene fornita dalla sua “conclusione”: “Pregate, fratelli, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre onnipotente ...”. significa che sono due sacrifici distinti? In che senso si può parlare di un “mio” e di un “vostro” sacrificio? Il Sacrificio al quale fa riferimento il sacerdote è ovvio: quello che sta offrendo sull'altare, la Vittima divina che è Gesù Cristo, l'unica Vittima gradita al Padre. E qual è, allora, il “nostro sacrificio”? Qui c'è il riferimento alla nostra vita. Il nostro fondatore don Giustino, nella preghiera di invitatorio alle preghiere comuni ha voluto che pregassimo, più volte al giorno, così: “Facci con Te una sola Ostia di sacrificio alla Trinità e di sacramento alle anime”. Con Te una sola ostia, con Te una sola offerta, con Te una sola Vittima: noi sulla patena dobbiamo mettere qualcosa di nostro; accanto all'Hostia, dobbiamo mettere i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, le nostre incomprensioni … ma anche le nostre gioie, tutto ciò che ci capita nella vita. L'Eucaristia è il rendimento di grazie per eccellenza (proprio nell'etimo e nei suoi quattro fini: adorazione, ringraziamento, riparazione e intercessione). Quando verrà l'Angelo Santo1, che porterà misticamente ma realmente, queste offerte dinanzi alla Maestà di Dio porti, accanto a quella Vittima anche il nostro piccolo sacrificio. Il Sacrificio che offre il Sacerdote, al quale uniamo le nostre piccole cose sia gradito a Dio Padre onnipotente. E in questa maniera, per il mistero incredibile del Corpo mistico, saranno un unico Sacrificio finalmente gradito alla Trinità.
La risposta dei fedeli? “Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio (ma come: non aveva detto che erano due – il mio e il vostro?) a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua Santa Chiesa”. Il Sacrificio è diventato uno, unificato dal suo Sangue per la lode e la gloria del nome di Dio e per il bene dei presenti e di tutta la Santa Chiesa (comunione dei santi). “Lode e gloria del suo nome”: adorazione e ringraziamento; “il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa”: riparazione e intercessione. La chiave di lettura dell'offertorio sta quindi nell'Orate fratres.

L'unica Vittima gradita al Padre è Gesù Cristo, nella sua santissima divinità e nella sua immacolata umanità, perfetta e rilucente di quel fulgore per noi perduto nella disobbedienza dei progenitori. Altre vittime non le accetta (pensiamo alle tante vittime della legge antica, ai sacrifici rituali nel tempio – olocausti e sacrifici di comunione). Come con Mosè (che asperge, e quindi purifica, il popolo con il sangue della vittima sacrificale, prefigurato anche nella intinzione degli stipiti delle porte delle dimore degli ebrei la notte dell'Esodo al passaggio dell'angelo sterminatore) si rinnova l'Alleanza, così con il sangue della nuova ed eterna Vittima si rinnova l'Alleanza (anch'essa nuova ed eterna) e si pacifica l'uomo con il suo Creatore. Il sangue fa riconoscere all'angelo i redenti … quel sangue purifica e libera dalla morte; libera dall'ira di Dio e inaugura un tempo nuovo di lode senza fine.

La forza del sangue
San Giovanni specifica che i testimoni veraci sono tre (cf. 1Gv 5,7-8): lo spirito (lo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque, che si rivela ai Patriarchi, che parla ai Profeti, che si libra sulle acque del Giordano … ), l'acqua (le acque del diluvio, del passaggio del Mar Rosso, le acque di Ezechiele che dove giungono risanano, le acque del battesimo nel dinamismo stupendo della morte che genera la vita) e il sangue (di Abele – che “grida” dalla terra -, delle vittime, degli eroi, delle aspersioni, dei profeti, di Cristo). Se pensiamo alla forza (non solo evocativa) del sangue delle prefigurazioni dobbiamo considerare la nettissima superiorità della “nuova aspersione”, più eloquente del sangue di Abele (cf. Eb 12,24).


Il sangue, quindi, purifica i fedeli (“nel sangue c'è la vita”): lo comprendiamo alla luce che promana dal mistero dell'Eucaristia. Noi, aspersi e lavati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira attraverso di Lui; e possiamo diventare un sacrificio gradito a Dio. Nella misura in cui ci uniamo alla Vittima divina più diventiamo offerta gradita a Dio. Gli antichi sono passati dai sacrifici cruenti a un sacrificio nuovo, spirituale, gradualmente (pensiamo al Salmo 50). Noi ci offriamo spiritualmente, Cristo si è offerto materialmente nel suo sacrificio cruento, per noi incruento. “I tuoi sacrifici mi stanno sempre dinanzi” … l'unica Vittima che il Padre vuole è la Vittima perfetta: Gesù Cristo.

Nel gesto altamente sacrificale della elevazione dell'Ostia nella Consacrazione (dal duplice significato: il sacerdote mostra al popolo l'offerta transustanziata – ostendit populo -, ma allo stesso tempo, sulla scorta di quanto trasmesso da illustri Dottori e Scrittori2 in questo gesto hanno visto il segno sacrificale per eccellenza. Tanto che quell'Ostia è innalzata in un gesto che sa poco di ostensione: quell'Ostia innalzata ti porta subito a guardare nel fondo della parete, sulla quale troneggia il Crocifisso. E qui si palesa ancora di più l'essenza della Messa. Scena plastica del film La Passione di Mel Gibson: nel momento in cui viene innalzato il Corpo di Cristo sulla croce san Giovanni rivede nitida la scena della sera precedente, dove Cristo elevava il pane dicendo: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi”. Rivede la stessa scena: Cristo che innalza il pane e il suo corpo in croce che viene innalzato. Con questa immagine altamente evocativa comprendiamo di essere dinanzi allo stesso mistero (che Cristo ha voluto anticipare nell'Ultima Cena), allo stesso Sacrificio sebbene incruento. Un gesto che ci catapulta nel tempio di Dio descritto dall'Apocalisse. Per l'effusione dello Spirito Santo quasi i cieli si squarciano e scende, per la stessa Potenza divina d'amore, Gesù Cristo: entra nelle specie eucaristiche e le trasforma (le transustanzia): ne muta la sostanza sebbene ne permangano gli accidenti (forma esteriore e sapore) … Pane che non sei più pane.

L'uomo sente la sua insufficienza dinanzi a un mistero tanto grande, che sorpassa la nostra intelligenza seppur la chiama in causa: l'unico atteggiamento che si deve porre è quello dell'adorazione, la quale supplisce al difetto dei sensi. Altrimenti la morte di timore e di amore. Mysterium fascinans et tremendum: ti affascina (lt. facinum3: una luce – talismano - che ti acceca eppure ti attira), ti incanta con potenza ma ti atterrisce, fa tremare. È il mistero di Dio: che irrompe nella storia e crea sconvolgimento, lui che non sottosta al tempo e allo spazio.
Tutto questo non viene compreso: ci aiuta molto poco l'orientamento dell'altare, che ci fa pensare a una preghiera orizzontale, fra i presenti. Il nostro rapporto con Dio deve essere illuminato plasticamente dalla forma della croce: un braccio verticale (Dio) sul quale poggia quello orizzontale (i fratelli). Il secondo rapporto non può darsi senza il primo: poggia su quel cardine.

La Messa non è un dialogo che si svolge fra i presenti, un atto compiuto fra gli astanti … Essa esprime il rapporto verticale con Dio, rapporto che necessariamente ricade come benedizione sul Corpo mistico, che da questo Sacrificio è edificato. Di questo non potremo mai avere piena comprensione (comprehensio), ma il nostro atto di fede e di adorazione dovrebbe portarci a un livello ulteriore, più … trascendente! Noi siamo a Messa non perché siamo belli, bravi, amici, filantropi … Siamo qui perché convocati dalla Trinità! Essa ci ha chiamato tra i possibili alla vita, tra i viventi alla fede, tra i fedeli alla santità! Questa è la vocazione che abbiamo ricevuto: non abbiamo bisogno di ascoltare in continuazione diverse rivelazioni. Dio ci parla, ordinariamente, nella ordinarietà dell'esistenza, tramite la sua Parola e la sua chiamata alla vita di grazia nei Sacramenti. Per essere a lode e gloria della sapienza di Dio, vivendo nella sua volontà. Fiat! Come la compiono gli angeli in cielo (comprendono intuitivamente, intueor) così si faccia in terra (senza mediazioni).
La sua volontà è che ci santifichiamo trattando santamente con le cose sante.

Chi tratta santamente le cose sante sarà santificato! (Sap 6,10)





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1Sulla figura dell'Angelo Santo è in corso uno studio particolare che pone nuove questioni molto ben promettenti.
2Innocenzo III nel De sacrosancto altaris mystero; ma anche Ildefonso Shuster nel Liber Sacramentorum.
3Diverso da facinus-oris.

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